In uscita oggi su tutte le piattaforme digitali: una canzone in bilico tra alt-rock e garage, ipnotica e incalzante
L’artista di Tivoli, originario di Amalfi, sceglie un sound ostinato per parlare di rottura. Al centro, il desiderio di reagire al peso della staticità e infrangere – con tutta la rabbia che si ha in corpo – le catene dell’ordinarietà che ci tengono bloccati.
Fra sampling, distorsioni e lo scandire ossessivo del pianoforte, spicca la gravità di un ritornello fatto di voci e riff di chitarre, deciso e irriverente, “esaltato dalle Double Ipa del pub dietro l’angolo.
È nelle strofe che si sente maggiormente la volontà di reagire ad un peso, o una condizione, che rischia di compromette la creatività stessa, inquinandola e obbligandola in uno spazio non suo.”
Sono i giorni della pandemia, ma sono anche tutti i giorni in cui ci riscopriamo immobili, per qualcosa di molto simile a un’epidemia, che accade dentro di noi e intorpidisce i pensieri. Quando smettiamo di sognare o semplicemente di sperare.
Con Aperol Spritz Quomo rinnova il suo stile, esplorando nuovi linguaggi espressivi, più diretti e viscerali. Ancora una volta l’artista si affida, per la produzione artistica, a Giorgio Maria Condemi, Gianni Istroni e Marco Dorizzi dello Strastudio di Centocelle a Roma, con cui immagina e sviluppa nuovi percorsi sonori, estremamente sfaccettati e ricchissimi di contaminazioni.
La cover art è di Emanuele Cantoro.